L'amore ha un prezzo
L’amore ha un prezzo.
E non è una metafora sul dare incondizionatamente: “T’ho dato due figlie! Cazzo regalami un buono di Zara!”
O sul sacrificare i propri spazi vitali: “Oh ma almeno la colazione la posso fa da solaaaa?”
O accollarsi i difetti di un coinquilino ingombrante e disordinato: “Ma ancora sti cazzo di calzini?”
O rinunciare a delle scelte egoistiche per poterle condividere con qualcun altro: “Bello ‘sto pellicciotto nuovo, ma non avevamo detto basta pellicciotti che non abbiamo più spazio negli armadi?”. “Ma sei PAZZO? E’ VECCHIO!”.
Ma parlo proprio di soldi.
Un esempio. Il giovedì io e l’anglo-arabo ci concediamo il lusso di un appuntamento romantico a settimana da un annetto a questa parte.
Un lusso che costa 50 euro di babysitter, più 70-80 euro di ristorante/bar, più mettiamoci un taxi se eccezionalmente ci allontaniamo dal nostro bar del condominio. Insomma, senza contare uscite speciali che includono spettacoli (a cui ci addormentiamo, compresi a quelli vietati ai minori), viaggiamo sui 150 euro a settimana d’amore, ovvero 600 euro al mese.
Il paradosso è che ogni giovedì arriviamo alle 20 crepati di sonno o infettati da un virus a caso che le nostre figlie super-spreader ci hanno passato.
Suona il citofono e sobbalziamo dal divano dove giacciamo sommersi da una figlia a testa, e in testa.
Ed è Fides, la babysitter che ci ricorda che dobbiamo amarci e levarci dai coglioni. Ormai l’abbiamo pagata.
E come i forzati del capodanno, io cerco di darmi un tono mettendomi gonne di paillette, camicette trasparenti, tacchi a spillo, rossetti fluorescenti. Per poi finire, spesso, al bar del condominio dove puntualmente i camerieri giustamente mi chiedono: ma dove cazzo vai?
No niente, da nessuna parte, ci amiamo qui davanti a un hamburguesa di quinoa e a un entraña con patatas, ah e una boccia di vino por favor, sbadigliando e ridendo fino alle lacrime della misera fine che abbiamo fatto.
Nei peggiori giovedì guardiamo l’orologio dalle 22, aspettando con ansia che si facciano almeno le 23.40 per poter tornare a casa e progettiamo insieme un servizio di stanze ad ore per genitori in libera uscita. Dove possano dormire lontano dallo sguardo giudicante di babysitter e del mondo.
Ieri alla vigilia di San Valentino, era giovedì. A entraña e hamburguesa finite, volevamo salire e chiedere a Fides di lasciarci almeno un letto, ma non ci siamo arresi agli sbadigli e abbiamo preso un autobus fino al quartiere limitrofo per salutare degli amici. Abbiamo mangiato una Torta Guiness e la panna del bar Diana (che meriterebbe un post a parte) e poi col cuore -letteralmente - nello zucchero - ci siamo incamminati mano nella mano a prendere l’autobus verso il letto, come due ragazzini che hanno perso il sonno per troppo amore, e non per troppi figli.
“Oh baby this is the life”! Ha detto l’anglo-arabo felice, non so se per la bella serata o perché era finalmente tempo di andare a casa a dormire. In entrambi i casi non potevo essere più d’accordo.
Love has a price
Love has a price.
And this is not a metaphor for giving unconditionally: “I gave you two daughters! Bloody buy me a Zara voucher at least! "
Or for sacrificing your living space: "For God sake, can I at least have breakfast by myself?"
Or for taking on the faults of a bulky and messy flatmate: "Your bloody socks again?"
Or for giving up selfish choices since you now share them with someone else: "Nice new fur coat, but didn’t we agree that you have enough furs now and we no longer have space in the closet?". "Are you crazy? It's an OLD one!".
I'm actually talking about money.
An example. On Thursdays, the Anglo-Arab and I indulge ourselves to a romantic date night, once a week, for the past year.
A luxury that costs 50 euros for a babysitter, plus 70-80 euros for a restaurant / bar, plus a taxi if we exceptionally move away from our (very) local bar (in our apartment block). In short, if we don’t count special outputs that include live shows (where we fall asleep, even at adults-only ones), we spend about 150 euros per week for love, which makes 600 euros per month.
The paradox is that every Thursday at 8pm we find ourselves sleep deprived or infected by a random virus that our super-spreader daughters have passed us.
The intercom rings and we jump from the sofa where we lay submerged by a daughter each, sitting on our head. And it is Fides, the babysitter who reminds us that we must go to love each other and get the fuck out. Because we have already paid for it.
I try to pull myself together by putting on sequinned skirts, sheer blouses, stiletto heels, fluorescent lipsticks. To often end up at the (very) local bar downstairs where the waiters punctually and rightly ask me: where the fuck are you going?
No, nowhere, in fact we are going to love each other here, in front of a quinoa hamburguesa and an entraña with patatas, oh and a bottle of wine por favor, yawning and crying with laughter of our miserable state.
On the worst Thursdays we start checking the time from 10pm, waiting anxiously until it’s 11.40pm to be able to slowly start paying and go back home and we plan together a service of hourly hotel rooms for parents who are on a date. Where they can go and sleep, without being judged by their babysitter and by the world.
Yesterday on Valentine's Day eve, it was Thursday. Once we finished the entraña and hamburguesa, we wanted to go upstairs and ask Fides to leave us at least one bed, but we didn’t give in to yawning and took a bus to the closest neighbourhood to meet friends. We ate a Guinness cake and the cream from the Diana bar (which would deserve a separate post) and then with - literally - sugar-coated hearts, we walked hand in hand to take the bus back to bed, like two kids who lost their sleep due to too much love, and not because of too many children.
"Oh baby this is the life"! The Anglo-Arab said happy, I’m not sure if it was because of the nice evening or because it was finally time to go home. In both cases, I couldn’t agree more.